
Uno dei nomi che più ha lasciato il segno all'interno della fecondissima scena progressive italiana è sicuramente
quello de "Le Orme". La formazione, attiva fin dalla seconda metà degli anni 60 come gruppo beat, giunge alla svolta prog
con l'avvento del decennio successivo quando, con Aldo Tagliapietra al basso e alla voce (e occasionalmentee chitarra acustica),
Tony Pagliuca alle tastiere e Michi dei Rossi alla batteria pubblica Collage, caposaldo del genere non solo all'interno
del nostro paese ma anche all'estero. La consacrazione avviene però con
l'album successivo, pubblicato nel 1972: Uomo di Pezza. Questo disco racchiude un perfetto mix di influenze provenienti
sia dalla musica classica (Bach su tutti) che dalla musica popolare italiana unite alla sperimentazione avanguardistica
con il massiccio uso del Moog (uno dei primi gruppi al mondo ad usarlo).
Pure ai testi viene dato un ampio spazio, essi sono molto difficili da interpretare, poetici e descrittivi,
anche se spesso rappresentano soggetti molto diverse da quelli
che una prima lettura potrebbe lasciar trasparire. Il disco si apre con "Una dolcezza nuova",
lunga introduzione in cui una melodia di Bach al piano si confronta con la dolce voce di Tagliapietra e con gli altri
strumenti moderni suonati in maniera inconfondibilmente 70's. A seguire vi è "Gioco di Bimba": probabilmente la traccia
più famosa del gruppo, in cui viene affrontato il tema di uno stupro a danno di una innocente bambina raccontato in modo
molto enigmatico e affiancato ad una musica quasi fanciullesca."Una porta chiusa" invece
è il pezzo che rappresenta la parte più progressive e moderna del gruppo: in un crescendo e decrescendo quasi costante,
cambi di tempo improvvisi e un testo cantato in melodia inquietante la band da il meglio di se sul piano tecnico e creativo.
Il titolo della quarta canzone invece, "Breve Immagine", dice già tutto da cosa aspettarsi in questo pezzo:
la traccia è molto breve dato che non supera i 3 minuti: cosa assai rara nel genere, mentre il testo descrive un immagine sola,
probabilmente un ricordo affievolitosi con il tempo. Il disco nel frattempo scorre e arriva alla canzone più orecchiabile:
"Figure di Cartone", qui la melodia è molto legata alla tradizione pop italiana e forse creata anche per avere
successo fra il pubblico di massa, ma se si pone più attenzione e un orecchio più critico si nota che è il moog a farla
da padrone, prima con un riff molto coinvolgente che a metà pezzo sfocia in un assolo improvvisato che può sicuramente
essere annoverato come uno fra i migliori della storia: non c'è altro da aggiungere, va ascoltato e basta.
"Aspettando l'alba" racconta invece in chiave romantica l'avventura di due ragazzi sulla spiaggia ad aspettare il crepuscolo.
A livello musicale invece questo rappresenta il massimo per il gruppo dal punto di vista sperimentale, il suono del flauto
e la melodia dei sintetizzatori raggiungono atmosfere molto particolari e di rara bellezza.
Infine Alienazione funge da pefetto outro, uno strumentale di 6 minuti che, anticipando i Goblin in una musica veloce
e quasi horror trasmette paura, e desiderio di fuggire da questo mondo che forse per una convinzione non necessaria chiamiamo reale
ma che alla fine nessuno può dirci se lo è davvero. Per concludere, è sicuro che "Uomo di Pezza" ha fatto la storia
della migliore musica italiana e continuerà a rimanere nei cuori di tanti appassionati per lungo tempo, continuando
a crearsene di nuovi, perchè è il segno di come anche il nostro paese quando si impegna riesce a creare musiche che non
hanno niente da invidiare a nessuno.