venerdì 17 settembre 2010

Le Orme - Uomo di Pezza



Uno dei nomi che più ha lasciato il segno all'interno della fecondissima scena progressive italiana è sicuramente
quello de "Le Orme". La formazione, attiva fin dalla seconda metà degli anni 60 come gruppo beat, giunge alla svolta prog
con l'avvento del decennio successivo quando, con Aldo Tagliapietra al basso e alla voce (e occasionalmentee chitarra acustica),
Tony Pagliuca alle tastiere e Michi dei Rossi alla batteria pubblica Collage, caposaldo del genere non solo all'interno
del nostro paese ma anche all'estero. La consacrazione avviene però con
l'album successivo, pubblicato nel 1972: Uomo di Pezza. Questo disco racchiude un perfetto mix di influenze provenienti
sia dalla musica classica (Bach su tutti) che dalla musica popolare italiana unite alla sperimentazione avanguardistica
con il massiccio uso del Moog (uno dei primi gruppi al mondo ad usarlo).
Pure ai testi viene dato un ampio spazio, essi sono molto difficili da interpretare, poetici e descrittivi,
anche se spesso rappresentano soggetti molto diverse da quelli
che una prima lettura potrebbe lasciar trasparire. Il disco si apre con "Una dolcezza nuova",
lunga introduzione in cui una melodia di Bach al piano si confronta con la dolce voce di Tagliapietra e con gli altri
strumenti moderni suonati in maniera inconfondibilmente 70's. A seguire vi è "Gioco di Bimba": probabilmente la traccia
più famosa del gruppo, in cui viene affrontato il tema di uno stupro a danno di una innocente bambina raccontato in modo
molto enigmatico e affiancato ad una musica quasi fanciullesca."Una porta chiusa" invece
è il pezzo che rappresenta la parte più progressive e moderna del gruppo: in un crescendo e decrescendo quasi costante,
cambi di tempo improvvisi e un testo cantato in melodia inquietante la band da il meglio di se sul piano tecnico e creativo.
Il titolo della quarta canzone invece, "Breve Immagine", dice già tutto da cosa aspettarsi in questo pezzo:
la traccia è molto breve dato che non supera i 3 minuti: cosa assai rara nel genere, mentre il testo descrive un immagine sola,
probabilmente un ricordo affievolitosi con il tempo. Il disco nel frattempo scorre e arriva alla canzone più orecchiabile:
"Figure di Cartone", qui la melodia è molto legata alla tradizione pop italiana e forse creata anche per avere
successo fra il pubblico di massa, ma se si pone più attenzione e un orecchio più critico si nota che è il moog a farla
da padrone, prima con un riff molto coinvolgente che a metà pezzo sfocia in un assolo improvvisato che può sicuramente
essere annoverato come uno fra i migliori della storia: non c'è altro da aggiungere, va ascoltato e basta.
"Aspettando l'alba" racconta invece in chiave romantica l'avventura di due ragazzi sulla spiaggia ad aspettare il crepuscolo.
A livello musicale invece questo rappresenta il massimo per il gruppo dal punto di vista sperimentale, il suono del flauto
e la melodia dei sintetizzatori raggiungono atmosfere molto particolari e di rara bellezza.
Infine Alienazione funge da pefetto outro, uno strumentale di 6 minuti che, anticipando i Goblin in una musica veloce
e quasi horror trasmette paura, e desiderio di fuggire da questo mondo che forse per una convinzione non necessaria chiamiamo reale
ma che alla fine nessuno può dirci se lo è davvero. Per concludere, è sicuro che "Uomo di Pezza" ha fatto la storia
della migliore musica italiana e continuerà a rimanere nei cuori di tanti appassionati per lungo tempo, continuando
a crearsene di nuovi, perchè è il segno di come anche il nostro paese quando si impegna riesce a creare musiche che non
hanno niente da invidiare a nessuno.

martedì 14 settembre 2010

Kyuss - Welcome to Sky Valley

Kyuss. Kyuss. Kyuss. Quante volte li ho sentiti nominare. E quante volte non sono stato in grado di identificarli musicalmente. Mai sentito un brano, mai capito da che parte stessero, mai niente di niente, solo quel nome che occasionalmente ricorre (basta guardare negli archivi del sito).

Ma un giorno, sfogliando una guida dei gruppi, capito alla paina dei Kyuss... e qualcosa cattura la mia attenzione con la stessa forza d'atrazione di un buco nero....quel disco, quel Welcome to Sky Valley datato 1994. Ma non a caso, c'è un elemento ben particolare che mi colpisce.....la copertina. Unica, brillante, semplice, geniale, con quel cielo rosato, un paesaggio oscuro e illuminato solo dai fari di un crtello con la sua emblematica incisione : "Welcome to Sky Valley"
+
Subito decisi che quel disco, per quanto alieno mi fosse, meritava di essere ascoltato (complici anche le ottime recensioni che avevo su di loro da parte dei miei amici, e la mia voglia di conoscere meglio la corrente Stoner Rock)

Cosi, nel giro di una settimana il disco era nel mio stereo. E non ha lasciato superstiti.

La partenza a razzo con Gardenia chiarisce già le idee a chi (come me) non sapeva con chi avere a che fare. La chitarra distorta di Josh Homme, accompagnata dalle ritmichedi Brant Bjork (batteria) e Scott Reeder (basso) creano un muro di suono che definirei con il termine "altovolume" quasi coprono John Garcia, ed insieme tengono alto il termine Stoner nel disco, cn splendite trovate sonore, unendo la durezza del metallo alla melodia e l'ipnosi della psichedelia, senza mai abbassare di una tacca gli amplificatori.

Gardenia è la prima traccia della prima delle tre trilogie che compongono il disco, che prosegue con Asteroid, un pezzo che potremmo definire gli Hawkind del '94, e con Supa Scoopa And Mighty Scoop, forse il pezzo piu famoso del gruppo, il brano forse piu duro e devastante del disco, stoner al massimo livello, una vera bomba atomica alla quale non si può sfuggire, si distingueper i cmabi di tempi micidiali che lasciano a bocca aperta chi lo ascolta, in particolare nell'ultima parte della canzone, dove si stenta a riconoscerne la fine, concludendo cosi la prima trilogia.

La seconda si apre con 100°, veloce e pesante pezzo in conformità con gli standard del gruppo, dove trova posto anche un intermezzo funkeggiante, eseguio con la slita abilità di Josh con lo Wah, e che ci porta a Space Cadet, un pezzo acustico, assolutamente geniale, a parere personale, il miglior pezzo del disco, ipnotico e spaziale, definita da alcuni critici come "Asimov in california", e che non stona affatto come definizione, un autentico viaggio mentale attraverso le profondità dello spazio piu remoto, un esperienza unica, che dà piena forma ed espressione al disco, completandolo e donandogli il grado di leggendarietà che lo accompagnerà da li in poi.


E' una svolta sonora notevole, quella ottenuta con questo pezzo, che diventa un autentico calderone di psichedelia senza frontiere.

Ma subito dopo, con Demon Cleaner, altro pezzo di grande riscontro di pubblico, ed sicuramente uno di quelli piu ripresi anche come cover, un buon pezzo di stoner rock, cosi come Odyssey, ancora piu spaziale e pirotecnica della precedente, con un ottima prova per il cantante, assolutamente imperdibile che porta avanti la leggenda del disco, che non risparmia colpi con Conan Troutman, che apre l'ultima parte del disco con una fulminante potenza nella batteria e negli scambi di chitarre distorte di Josh, che le porta ad un orgasmo allucinante, e che riprende subito con N.O. , un altro esempio della grande originalità con cui è forgiato il disco, e che finisce con Whitewater, altra gemma dei Kyuss, che di li a poco sarà ripresa dai gruppi Alternative della seconda metà dei '90, come gli Smashing Pumpkins.

E' un pezzo pesante, ma con una grande musicalità e con i consueti cambi di tempo, veri e propri marchi d fabbrica del gruppo, dove Homme dà prova delle sue abilità soliste, dove gioca con un tira e molla con chi lo ascolta, e... con una Ghost Track poco dopo la fine della canzone, su cui non vi anticipo niente, senza correre il rischio di rovinarvi ilpiacere dell'ascolto.




Quindi dire senza troppi problemi, che Welcome To Sky Valley è un disco a dir poco fondamentale per chi si definisce un ascoltatore serio... e che personalmente giudico una grande prova della genialità musicale di artisti che nonostante i periodi magri (anche se gli anni novanta sono stati la culla del Grunge e dell'alternative seria) riescono a farsi vedere per quello che sono: un gruppo coi conrocoglioni.