mercoledì 26 gennaio 2011

Steve The Rock

Salve a tutti, e bentornati! Benvenuti ad uno degli articoli piu importanti di questo sito, per tre motivi, i primi due ve li dirò ora, per l'ultimo dovrete aspettare qualche giorno.

Allora, prima di tutto quest'articolo deve il suo prestigio, al fatto che è uno dei pochi ce in tutto il web, ricordano una delle figure piu importanti del rock mondiale. Infatti, ho notate con dispiacere, che quasi nessuno ricorda questo personaggio nei grandi manuali del rock'n roll, e probabilmente nemmeno voi lo avrete mai sentito: stiamo parlando, di Mr. Steve the Rock!
Steve nacque a Tuscaloosa, in Alabama, il 27 gennaio 1950, sotto il nome di Steven Landreth, da genitori italo-americani. La sua scalata nel mondo del rock iniziò molto presto, quando, nel 1957, Elvis Presley vene in concerto a Tupelo, in Mississippi, dove il giovane Steven stava passando le vacanze. Da li, fu l'inizio di tutto. Steven cominciò a frequentare giovani e talentuosi musicisti, cominciando ad approfondire le radici della musica Gospel e Blues, oltre al Rock'n Roll. Tra gli anni che vanno dal 1960 ed il 1968, Steven viaggia attraverso l'europa, visitando la sua terra di origine, la versilia Toscana, stringendo amicizia con alcune delle personalità piu importanti del futuro panorama rock italiano, in particolare col fotografo Luca Silvestri, che deciderà, negli anni successivi, di seguirlo nei suoi viaggi. In questi anni, visitò molto spesso Londra, e fu partecipe dei primi concerti dei Rolling Stones, dei Kinsk, degli Small Faces e degli Who, e si narra, che proprio lui che, parlando con Pete Townshend dopo un concerto, suggerì al geniale chitarrista inglese, l'idea di una Rck Opera, ricordandolo anche in un intervista del 28 setembre 1968, con il giornalista di Rolling Stone, Jenn Wenner:

Pete Townshend: "Sai, fose non ci crederai, ma ho intenzione di scrivere un concept album deicato ad un ragazzo sordo, cieco e diabile....è ..è semplicemente assurdo penserai... ma, MIO DIO! una ROCK OPERA! non avrei mai potuto ideare qualcosa del genere, mai. Sono stato fortunato a incontrare quel giovane italo americano al Marquee di Londra.... se non mi avesse suggerito quest'idea, probabilmente ora sarei a suonare con i Monkees!"

A questo punto, Steven aveva capito quale era la strada che piu lo rappresentava: quello di produttore musicale. Da Londra, partì nel luglio 1969 per New York, e fu là, che nell'agosto dello stesso anno, ideò la possibilità di un festival musicale ed artistico insieme a Michael Lang, ciò che entrerà nella leggenda come il festival di Woodstock, ch fu reso possibile solo grazie alle sue molteplici conoscenze.


Ma l'intuizione di Steven non si fermò qui. Trascorso il successo monumentale del festival, Steven rinracciò un gruppo emergente che si distingueva per la fusione di Hard Rock e blues, e che stavano impazzendo in tutta l'America. Loro erano gli Zeppelin. Led Zeppelin.

Steven (che ormai era diventato noto come Steve the Rock) strinse subito grande amicizia con Jimmy Page, e suggerì piu volte alcune sue idee che riscosserò grande successo. Fu infatti per merito di Steve The Rock che Robert Plant e Jimmy Page focalizzarono la loro attenzione sugli stacci elettrici acustici di pezzi come Over The Hills And Far Away, That's My Way e Stairway To Heaven.


A questo punto (siamo nel 1971), la leggenda di Steve the Rock era iniziata. Steve divenne immediatamente uno dei produttori piu presigiosi e ricercati del panorma rock. Aveva solo 21 anni, ma vide giusto in tante occasioni.

Fu proprio lui, che in questi anni, si affiancò a nomi come Lynyrd Skynyrd, i quali gli dedicheranno proprio Sweet Home Alabama, nonostante siano un gruppo della Florida, i Pink Floyd, che gli devono tuttora il successo di Wish You Were Here, e sostenne anche artisti come i Jethro Tull ed i Ten Years After.

Nel 1974 prese sotto la sua ala gli UFO, appena dopo l'ingresso del genio della chitarra, Michael Schenker, a cui suggerì l'uso di una Gibson Flying V, chitarra che Steve The Rock ha sempre reputato essere la migliore al mondo, ben piu che una banale fender stratocaster o di una Les Paul.

Sempre a lui si deve l'adozione di un immagine ai limiti dell'eccesso e dell'eccentricità di David Bowie (molti ed eminenti critici Rock come Arnold Green o Peter L. McBac sostengono che l'opera Ziggy Stardust abbia com soggetto Steve The Rock)

Questi furono gli anni d'oro, in cui Steve poteva dirsi tranquillamente, figura cardine di gran parte del panorma Hard Rock mondiale. Ma purtroppo, negli anni 80 le cose degenerarono. I Led Zeppelin si erano sciolti, e Steve ne era rimasto altamente turbato, gli Who avevano perso Keith Moon, il suo grande amico Michael Schenker aveva abbandonato gli UFO, Il suo compagno di bevute Bon Scott era morto, e il nome di Steve cominciava a cadere nell'ombra.

Durante la prima metà degli '80, Steve rprese a girovagare per il mondo alla ricerca di nuovi talenti, concedendosi saltuariamente, visite ai vecchi amici dei '70, insieme al compagno e fotografo Luca Silvestri, i quali videro il pontenziale di un gruppo emergente proveniente dall'inghilterra. Loro, erano gli Iron Maiden.
Tuttavia, ormai Steve era profondamente deluso dal panorma musicale degli anni 80, che sembrava aver perso la passione per il rock'n roll.

Le cose migliorarono col finire del decennio. Steve the Rock, in viaggio a Seattle, conobbe un giovane musicista che stava facendo notizia grazie al suo stile potente ed aggressivo. Si trattava di mr. Kurt Cobain. Steve the Rock legò immediatamente col giovane musicista, ed insieme crearono ciò che sarebbe uscito come Nevermind, uno dei dischi piu innovativi della storia. Con queste parole, Kurt ricordò Steve the Rock nel febbraio 1994, poco tempo prima di togliersi la vita.
Kurt Cobain :" il panorma degli ottanta era alla deriva. La gente impzziva per l'hair metal e per la disco, e tutto stava diventando finto e superfluo. Stavo perdendo passione amico, non riusciv piu a capire perchè dovess andare avanti per quella strada...poi...un giorno arrivò quest'uomo, Steve the Rock, un autentico messia del Rock'n Roll. Venne da me e disse: Fai Grunge. Mio Dio che genialità!"

In questi anni, Steve the Rock cominciò anche una discreta carriera come cantante, col suo stile tipcamente shoegaze, Steve And the Butterfly's Wings incendiava gli stadi di tutto il mondo.



Nuove collaborazioni si strinsero, e molti artisti del passato chiesero il suo appoggio per il rientro in scena, come Dr. John, con la quale Steve si esibì al New Orleans Jazz'n Punk festival, oppure Ozzy Osbourne, che proprio da Steve prese l'idea di mangiare un pipistrello.


Ozzy Osbourne :" ero veramente a corto di idee. Il mio ultimo disco era stato un fiasco, ed avevo bisogno di una nuova idea per andare avanti. Chiamai The Rock, che mi disse candidamente - trucida un bel pipistrello sul palco. Vedrai, andrà alla grande!- .

Sul momento mi sembrava un idiozia....ma alla fine fu grandioso!"










Nel 1991 inoltre, Steve The Rock si sposò con la regina del proto deah folk punk-pop, Crystal Chrissy, con la quale è tuttora legato.



Per quel che riguarda gli ultimi anni, Steve continua ad essere tra i massimi eponenti del panorama hard'n blues metal del mondo, grazie ad una cerchia di fedeli collaboratori di grandissima esperienza, come il già citato critico e fotografo Luca Silvestri, il gruppo spalla di Steve the Rock, i Butterfly's Wings, l'artista e pittore Sauro "the lizard king" Dazzi, il poeta gallese e cantautore blues, Daniele "Muddy Dan" Gigli, il roadie Dario "Symphony Of Destruction", il tecnico del suono e vignettista del New York Times, Marco "Pink Floyd" Francesconi, che collaborerà per la scenografia del "the Wall tour 2010/2011" di Roger Waters, il critico e sassofnista Nicola Fontana, il latitante Lorenzo "El Chico" Bacci, il bassista e modello di D&G Francesco "Happyness" D'Angiolo e tanti, tanti altri.

Quindi, se siete in cercadi un contratto, o volete incontrare un vero simbolo del rock'n roll storico, cercate di rintracciare Steve The Rock, a cui l'intera redazione di "in Through the out Door" fa gli auguri, essendo questo articolo pubblicato il 27 gennaio 2011, appena in tempo per il suo 61esimo compleanno, e giustificando il secondo motivo per l'importanza di questo articolo.
Ronnie Van Zant :" Steve ci diede la possibilità di lanciarci come gruppo. Dedicargli Sweet Home Alabama era il minimo"
Robert Plant : "A Knebworth nel 1979 eravamo tutti molto preoccupati dalla possibilità di fare fiasco. Ma quando vidi arrivare in elicottero Steve per essere con noi, capii che ce l'avremmo fatta"
Pino Scotto : " Le palle si vedono alla lunga distanza, e Steve le ha dimostrte fino in fondo, non come marco carta o alessandra omorosa o quel che cazzo è. Vai Steve. E tutti voi, fottetev, pezzi dimmerda"
Frank Zappa: " A Los Angeles nel 1976, non eri nessuno se non eri con Steve"
David Gilmor: " non è una questione di avere una grande attrezzatura. Non si diventa Steve the Rock con una fender stratocaster."
Michael Schenker : " Se oggi uso ancora una flying v, lo devo solo a lui. Che Do lo benedica."

Grazie mille Steve! E tanti, tantissimi auguri, da me e dal resto della redazione (Edoardo "PFM" Cosci) !

domenica 9 gennaio 2011

Black Mountain - Wilderness Heart

"A volte è bello venire qui negli Stati Uniti, venire sulla Terra.... poi torneremo a casa, in Canada. Nello Spazio"





Salve a tutti fratelli di Rock'n Roll! Benvenuti al primo articolo di questo 2011 che è appena iniziato, e che speriamo di continuare nel nostro modo di essere, ovvero, con tanta tanta buona musica. Nello stereo, e nel cuore.

Quello dei Black Mountain è un viaggio che ha avuto inizio già da qualche anno. E' infatti del 2005 il primo disco omonimo, che ci presenta un gruppo che non ha paura di osare, di ripescare nella musica dei favolosi '70, per attualizzare quel concetto di musica, e di portarlo al massimo, di sperimentare e di mettersi in gioco. Tuttavia, sarà un giudizio personale, ma "Black Mountain" a mio parere, è un disco che ci dice soltanto che questi ragazzi, hanno un futuro, ma che non sono ancora maturi. Nonostante la genialità compositiva dietro quel disco, manca qualcosa per renderlo un grande disco di rock psichedelico, nonostante le grandi tirate stonerizzanti, i pesanti ed osessivi riff (ancora una volta ringraziamo Mr. Tony Iommi ed il suo "Master of Reality") non sono sufficentemente calibrati per durare al peso degli anni.

Il secondo disco, "In the Future" è stato invece molto piu amato dalla critica, che ha cominciato a riconoscer loro i meriti di un grande grupo emergente, ma sfortunatamente io non sono ancora stato in grado di ascoltarlo, quindi non posso dare un giudizio.

Posso però dirvi che quando ho preso "Wilderness Heart" ero molto scettico al riguardo, e mi aspettavo poco e niente da ciò che avevo sotto mano.

Quanto mi sbagliavo...

I Black Mountain, decisamente si sono dati da fare nello sfornare questo nuovo lavoro in studio, e gli anni di gavetta tra i locali e gli stadi si fanno sentire.

Per la produzione del disco, i BM si sono affidati a due diversi produttori, uno specializzato nell'arricchire le sonrità con grandi trovate acustiche, e l'altro, un seguace della dottrina "less is more", ovvero, incaricato di spolpare ogni pezzo da ciò che non è necessario. Insomma, due produzioni piuttosto distinte, che si sono trovate a completarsi a vicenda, hanno caratterizzato tantissimo il disco, che è stato definito dai suoi stessi creatori, come il piu "metallico" della loro carriera.

La prima traccia è stata ampiamente pubblicizzata, ed è divenuta subito molto popolare, grazie al video che viene spesso proposto dalle TV musicali.

Il pezzo è "The Hair Song", bellissimo brano, forse troppo "commerciale" a seconda dei gusti, perde nella ricerca sonora che caratterizzava il gruppo, ma niente paura, lo spirito della sperimentazione non mancherà a nessuno una volta arrivai a "Old Fangs", il secondo brano, piu pesante e cupo nelle chitarre, piu spaziale nelle tastiere e nei sintetizzatori, piu epico nel duetto vocale tra il cantante/chitarrista Stephen McBean (un "Grande Lebownski" piu serio e canadese) e la vocalist Amber Webber.




Il suono del gruppo si può descrivere bene come un hard rock classico, farcito con i primi dischi dei Black Sabbath e tonnellate di echi Stoner, sopratutto riscontrabile nei pezzi di basso e batteria, e non manca un lato acustico/elettrico tipicamente Zeppeliniano, come nei pezzi "Radiant Hearts" e "The Space Of Your Mind", dove si ritrovano anche elementi di blues e folk
americano, e ovviamente, le onnipresenti sonorità psichedeliche, come in "The Way To Gone".

I pezzi piu pesanti sono sicuramente "Let Spirits Ride" (chi ha dimestichezza con "Neon Knights" dei Sabs di Dio non avrà problemi a riconoscervi una gradissima influenza nei riff) e "Rollercoaster", dove il confine con lo stoner si assottiglia sempre di piu.

Ed ancora, incredibilmente toccanti ed armoniche, sono le malinconiche ballate acustiche di "Buried By The Blues" e "Sadie"


Questo disco è una di quelle uscite che mi fa capire che c'è ancora possibilità per la musica oggi, alla faccia di gruppi come gli Airbourne, capaci solo di rubare riff agli AC/DC, o ad altri coetani, che vedono nell'estremizzazione del suono e della velocità la chiave per un gruppo capace di esprimere ancora qualcosa.

I Black Mountain, seppur nei loro limiti, sono uno dei grandi gruppi di ora, che non possiamo permetterci assolutamente di perdere