domenica 9 gennaio 2011

Black Mountain - Wilderness Heart

"A volte è bello venire qui negli Stati Uniti, venire sulla Terra.... poi torneremo a casa, in Canada. Nello Spazio"





Salve a tutti fratelli di Rock'n Roll! Benvenuti al primo articolo di questo 2011 che è appena iniziato, e che speriamo di continuare nel nostro modo di essere, ovvero, con tanta tanta buona musica. Nello stereo, e nel cuore.

Quello dei Black Mountain è un viaggio che ha avuto inizio già da qualche anno. E' infatti del 2005 il primo disco omonimo, che ci presenta un gruppo che non ha paura di osare, di ripescare nella musica dei favolosi '70, per attualizzare quel concetto di musica, e di portarlo al massimo, di sperimentare e di mettersi in gioco. Tuttavia, sarà un giudizio personale, ma "Black Mountain" a mio parere, è un disco che ci dice soltanto che questi ragazzi, hanno un futuro, ma che non sono ancora maturi. Nonostante la genialità compositiva dietro quel disco, manca qualcosa per renderlo un grande disco di rock psichedelico, nonostante le grandi tirate stonerizzanti, i pesanti ed osessivi riff (ancora una volta ringraziamo Mr. Tony Iommi ed il suo "Master of Reality") non sono sufficentemente calibrati per durare al peso degli anni.

Il secondo disco, "In the Future" è stato invece molto piu amato dalla critica, che ha cominciato a riconoscer loro i meriti di un grande grupo emergente, ma sfortunatamente io non sono ancora stato in grado di ascoltarlo, quindi non posso dare un giudizio.

Posso però dirvi che quando ho preso "Wilderness Heart" ero molto scettico al riguardo, e mi aspettavo poco e niente da ciò che avevo sotto mano.

Quanto mi sbagliavo...

I Black Mountain, decisamente si sono dati da fare nello sfornare questo nuovo lavoro in studio, e gli anni di gavetta tra i locali e gli stadi si fanno sentire.

Per la produzione del disco, i BM si sono affidati a due diversi produttori, uno specializzato nell'arricchire le sonrità con grandi trovate acustiche, e l'altro, un seguace della dottrina "less is more", ovvero, incaricato di spolpare ogni pezzo da ciò che non è necessario. Insomma, due produzioni piuttosto distinte, che si sono trovate a completarsi a vicenda, hanno caratterizzato tantissimo il disco, che è stato definito dai suoi stessi creatori, come il piu "metallico" della loro carriera.

La prima traccia è stata ampiamente pubblicizzata, ed è divenuta subito molto popolare, grazie al video che viene spesso proposto dalle TV musicali.

Il pezzo è "The Hair Song", bellissimo brano, forse troppo "commerciale" a seconda dei gusti, perde nella ricerca sonora che caratterizzava il gruppo, ma niente paura, lo spirito della sperimentazione non mancherà a nessuno una volta arrivai a "Old Fangs", il secondo brano, piu pesante e cupo nelle chitarre, piu spaziale nelle tastiere e nei sintetizzatori, piu epico nel duetto vocale tra il cantante/chitarrista Stephen McBean (un "Grande Lebownski" piu serio e canadese) e la vocalist Amber Webber.




Il suono del gruppo si può descrivere bene come un hard rock classico, farcito con i primi dischi dei Black Sabbath e tonnellate di echi Stoner, sopratutto riscontrabile nei pezzi di basso e batteria, e non manca un lato acustico/elettrico tipicamente Zeppeliniano, come nei pezzi "Radiant Hearts" e "The Space Of Your Mind", dove si ritrovano anche elementi di blues e folk
americano, e ovviamente, le onnipresenti sonorità psichedeliche, come in "The Way To Gone".

I pezzi piu pesanti sono sicuramente "Let Spirits Ride" (chi ha dimestichezza con "Neon Knights" dei Sabs di Dio non avrà problemi a riconoscervi una gradissima influenza nei riff) e "Rollercoaster", dove il confine con lo stoner si assottiglia sempre di piu.

Ed ancora, incredibilmente toccanti ed armoniche, sono le malinconiche ballate acustiche di "Buried By The Blues" e "Sadie"


Questo disco è una di quelle uscite che mi fa capire che c'è ancora possibilità per la musica oggi, alla faccia di gruppi come gli Airbourne, capaci solo di rubare riff agli AC/DC, o ad altri coetani, che vedono nell'estremizzazione del suono e della velocità la chiave per un gruppo capace di esprimere ancora qualcosa.

I Black Mountain, seppur nei loro limiti, sono uno dei grandi gruppi di ora, che non possiamo permetterci assolutamente di perdere

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