Stasera, seconda serata dell'edizione 2011 del Pistoia Blues Festival, Jim Morrison era insieme a noi. Ma non sul palco ad imbracciare il microfono, e nemmeno sulle migliaia di t shirt indossate dai fan, giunti da tutta italia per partecipare a questa serata.
No, lui era dentro ogni spettatore che si è alzato in piedi, su sedie, transenne e spalti, ed ha cominciato a gridare a squarciagola non appena sono partite le note di Roadhouse Blues, dentro tutti coloro che hanno scavalcato tutte le barriere che li separavano dal palco, e dentro tutti coloro che in questa notte di luglio, lontana 40 anni da quella ultima e fatidica di Parigi, dove il Re Lucertola si consacrò a leggenda del rock nella sua forma più pura, si sono commossi insieme.
Prima di tutto, lasciatemi lamentare dell'organizzazione di quest'anno, che ha deciso di mettere posti seduti e numerati invece di lasciare la piazza libera, e che ha causato non pochi disagi, a cominciare dalla scarsità di biglietti disponibili, il nervosismo che aleggiava tra chi non era riuscito a trovare posti in platea, e perciò era stipata in una calca asfissiante, schiacciati contro le transenne, senza poi contare le difficoltà che questo ha comportato agli assistenti medici nei (molti) casi di malore tra il pubblico.
C'è comunque da dire, che la professionalità dimostrata dai membri del Pistoia Blues presenti e degli addetti alla sicurezza ha permesso, nonostante casi isolati di disordine tra le prime file, il perfetto svolgimento della serata, e anche quest'anno, il blues ha vinto su tutto.
Passiamo ora alle cose importanti: il concerto in sè!
Appena entrati nella piazza, a salire sul palco subito prima dei Doors, si sono esibiti James Burton e Robben Ford, dei quali non ho potuto godere a pieno, essendo arrivato con un pò di ritardo, ma per quel che ho sentito, posso dire che hanno onorato pienamente il nome del PBF.
Finiti questi antipasti, il piatto forte si è fatto notare fin dall'introduzione.
Con le luci ancora calate, l'overture del Carmina Burana ha fatto da sottofondo all'entrata in scena del gruppo, composto da Phil Chen al basso, Ty Dennis alla batteria, Dave Brock (un sosia di Jim Morrison in tutto e per tutto) alla voce, e ovviamente, i due pezzi forti, Ray Manzarek alla tastiera e Robbie Krieger alla chitarra.
"LADIES AND GENTLEMEN, FROM LOS ANGELES CALIFORNIA, THE DOORS!"
Ed è subito Roadhouse Blues a dare fuoco al concerto, con un pubblico in delirio che intona ogni parola di quel pezzo divenuto leggenda, in un esecuzione che ha dell'incredibile, in un mix di energia e passione, che mai si sarebbero aspettati i Doors originali, studenti visionari, che senza saperlo hanno dato vita ad una musica che ha del magico nelle sue note.
A seguirla, è Break on Through, insieme ad altri grandi classici, come Peace Frog, con il suo riff funkeggiante che ha fatto storia, L'America eseguita magistralmente, When The Music's Over, coinvolgente e semplicemente fantastica, Touch Me, forse l'unico pezzo non eccezionalmente eseguito nella scaletta, dove è stato eseguito anche il Medley di Sex Machine di Ray Manzarek, didicato a Jim Morrison, in uno spirito burlesco e parodistico, che poco ha da spartire con l'intraprendente progetto di "rivoluzione culturale/sociale" a cui aspirava Morrison , Alabama Song, che come per Roadhouse ha goduto del seguito pressochè totale del pubblico nelle liriche, Strange Days e LA Woman, con tanto di jam chitarristica tra Robby e James Burton.
Finito il set, le luci si abbassano, il gruppo esce di scena, e il pubblico fermenta il suo delirio.
Il tempo di invocare gli eroi della serata, e subito il gruppo fà il suo ritorno, con un ovazione da brivido da parte del pubblico scatenatissimo
Un pò di show da parte di Dave Brock, in cui chiede al pubblico a piu riprese " Che pezzo volete sentire adesso?", ed infine, l'ultima cartuccia della serata: Light My Fire.
E con questo ultimo atto, il raid dei Doors a Pistoia è finito, i vecchi amici ripartono per il loro tour commemorativo, e noi che siamo stati partecipi del loro ritorno, siamo colti da un senso di emozione e nostalgia, al pensiero di un epoca musicale, che volte al suo epilogo, ovviamente, solo per salutare i nuovi protagonisti, che raccolgono e porteranno con onore, l'eredità delle grandi leggende che li hanno preceduti.