Cosa chiedere di piu a Robert Plant oltre al fatto di star già cantando in casa nostra, in Italia, lontano dalle sue praterie inglesi o dalle tanto amate spiagge Californiane? Ma è ovvio. Un concerto pieno zeppo di cover (stravolte a meraviglia) dei Led Zeppelin.
La cornice, è quella dell'arena civica di Milano, in una serata di luglio non particolarmente calda, dove stanno per esibirsi Robert Plant con la sua rediviva Band Of Joy, e il compagno di tour Ben Harper (non avendo potuto assistere all'esecuzione completa di Ben Harper, mi limiterò a raccontare la sola parte di Plant. Sarà per un altra volta Ben)
Nell'aria c'è qualcosa, un eccitazione particolare, una di quelle emozioni che difficilmente si sentono, e la spiegazione è semplice: Robert Plant, 5 decadi di rock alle spalle, il cantante piu carismatico ed esaltante della storia, frontman del gruppo che ha dominato il mondo e che ancora oggi è pura leggenda, l'uomo che si è risollevato dalle ceneri del dirigibile e che è rinato con una sorprendente carriera solista, costellata di dischi meno diretti ma molto interessanti e affascinanti, sperimentando ed unendo, il rock con la musica tribale africana ed orientale.
Dentro l'arena, la situazione è sempre piu rovente. Non stò a specificare i dettagli della terribile organizzazione del concerto, responsabile di non pochi disagi, che ancora una volta hanno rischiato di gettare un ombra cupa su una serata altrimenti impeccabile.
L'attacco di Percy è immediato, e senza lasciare prigionieri, la serata si apre con Black Dog, ed è pura magia.
E se pensate che fosse solo un fulmine a ciel sereno, bè vi sbagliate di grosso.
Il Dio dai riccioli dorati non si è voluto risparmiare per questa serata a Milano, ed allora ecco What is And What Should it Never Be, Tangerine, l'epica Bron Y Aur Stomp, vero gioiello inaspettato della serata, un pezzo talmente poco ricorrente nelle scalette di Plant, che mai avrei pensato seriamente di vederlo di persona.
E ancora, Misty Mountain Hop e la fantastica Ramble On, per finire con il bis Gallows Pole, senza però saltare le cover Angel Dance dei Los Lobos, House Of Cards di Richard & Linda Thompson, Monkey dei Low e In the Mood, realizzata insieme al compagno di mille concerti, Jimmy Page.
Ogni pezzo, stravolto, riletto e riarrangiato, in un modo sempre nuovo e sempre geniale, segno di un Plant consapevole della sua realtà. Che senso avrebbe avuto tentare di eseguire questi pezzi nello stesso modo di 30 anni fa? E con quale divertimento poi?
No, non è materia per Percy questa. Lui è uno che vuole sopratutto divertirsi con la sua musica. E quando al divertimento, si accosta la passione, come si può sbagliare?
Per questo sentiremo ancora parlare di Robert.
Perchè lui non si fermerà mai, e finchè avrà forza, troveremo sugli scaffali un disco a suo nome, che sia poi accostato a Led Zeppelin, Band of Joy, Strange Sensations o Jimmy Page, poco importa.
Lui sarà li, pronto a dare emozioni ed esaltare, motivare e ammaliare con la sua voce mai troppo stanca.
Fidatevi. La sua passione andrà avanti ancora e ancora e ancora e ancora e ancora.
STRIDER!