
Foghat. Un nome legato ad un unica canzone, quella Slow Ride che tanto è stata usata nei media americani, tra cinema (Svalvolati on The Road; La vita è un sogno), televisione (I Griffin) e videogiochi (GTA San Andreas; Guitar Hero III), ma che non rene giustizia al gruppo. Perchè limitarsi a Slow Ride? Avete mai sentito un isco dei Foghat? Bè, se non lo avete fatto, prendete Live, e mi saprete ridire se è giusto fermarsi a quell'unico pezzo (nonostante questa premessa, non voglio dire che i Foghat siano stati uno dei gruppi cardine dell'Hard Rock dei 70, citando la rivista Classic Rock "Non possiamo dire che senza i Foghat il rock come lo conosciamo noi non sarebbe esistito. Siamo però sicuri, che per i teenager dei 70, la musica sarebbe stata molto meno divertente!)
Il disco si apre con il classicone Fool For The City, dal Disco omonimo, punto massimo raggiunto dal gruppo inglese, capitanato dal cantante chitarrista Dave Peverett, che insieme a Rod Price alla Slide Guitar, Roger Earl alla batteria e Craig MacGregor completano la formazione storica del gruppo, la canzone procede senza grandi dimostrazioni di improvvisazioni o di scambi del publico, ma mantiene tutta la carica che il guppo vuole trasmettere.
A seguire è Home in my Hand, puro hard rock da stadio, dove questa volta il feeling col pubblico è piu preente, e dove il gruppo si mostra anche piu deciso, in particolare per Rod Price, che si sbizzarisce con i suoi assoli, con un buon taglio bluesy, senza compromettere le sonorità pu hard.
E parlando di blues, in quanti hanno il coraggio di ammettere di non conoscere I Just Want to Make Love to You?
Perchè è proprio la cover del famosissimo brano di Willie Dixon ad occupare il terzo posto della scaletta, appesantito quanto basta di hard rock sanguigno, ma con una vena che sgorga blues da tutte le direzioni, un sonoro ritmo hard blues che si fa accompagnare da ritmi piu funkeggianti e da assoli ben dosati ed esaltanti, tirati ma senza eccedere nella noia tecnicista.
La canzone, per chi non la conoscesse, è l'emblema della vita hard rock, senza troppi sentimentalismi, senza eccedere nel romanticismo sdolcinato e "di plastica" (che tempo 5 anni farà la fortuna di molte,troppe band Hair Metal).

A seguirla è Road Fever, classica Highway Song, piena di boogie'n roll, con tanti assoli conditi con wah wah, e slide guitar, buona dimostrazione dello spirito di divertimento e sfrenatezza su cui vive il gruppo, che si ripete in Honey Hushun disco fatto di riff semplici ma efficaci, con ritmi sfrenati, ma che non riescono a conferire quell'importanza storica al gruppo, che riesce con questi due pezzi, a dare "solo" due granitici hard blues ai posteri ( e che personalmente adoro), anche se in questo pezzo, lo spazio lasciato all'improvvisazione è piu ampio, e concede anche un botta e risposta tra i due chitarrist Dave e Rod.
Ed infine, la sesta traccia, è la tanto attesa e desiderata, Slow Ride, introdotta dal grido di battaglia di Dave, "ARE YOU READY? ARE YOU READY TAKE IT, SLOOOW RIDE!".
Il pezzo culto, simbolo di una generazione segnata dal rock'n roll, qui riproposta nella sua versione per intero, di oltre 8 minuti, assolutamente imbattibile, poichè, nonostante si senta la mancanza del grande bassista Nick Jameson, la potenza e l'esaltazione che trasuda, merito della carica che contiene ogni concerto rock che si rispetti.
Perciò credetemi, non perdete tempo e non rosicate con Slow Ride e basta. I Foghat valgono molto di piu.
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