giovedì 24 marzo 2011

Monster Magnet - Dopes To Infinity



Nel panorama dello stoner rock, i Monster Magnet rappresentano, molto piu dei successivi Queens Of The Stone Age, il lato del successo commerciale del genere.

Il gruppo è guidato dal cantante/chitarrista Dave Wyndorf, che tuttora manda avanti la baracca, tra alti e bassi, che riesce a giocare le sue carte attingendo quanto basta al passato, con un occhio verso il futuro.

Il disco-simbolo del gruppo, e non a caso, essendo il loro miglior lavoro, esce nel 1995, diversi anni dopo la nascita del gruoppo, e 5 dopo l'esordio discografico, ed è un fresco ed interessante lavoro, che riesce ad unire i riff dei Black Sabbath in un ambito piu psichedelico e spaziale, con le obblighe chitarre-due-toni-sotto e tonnellate di wahwah, un autentico incrocio di heavy metal incupite e una sonotià tipo Hawkind.

Non a caso il disco esce nel 95, dopo che il polverone della Palm Desert Scene, con i suoi Kyuss, Fu Manchu, Sleep e derivati, hanno definito il genere dello stoner, e quando già si assiste alla nascita di autentici pilastri come gli Orange Goblin e gli Electric Wizard, dall'altra parte dell'oceano, nella verde Inghilterra.
Potendo godere di una conoscenza già in espansione di quello che è il suono stoner, i Monster Magnet riescono a trovarne i punti forti, anche riattingendo al proprio repertorio, già notevole, ed a sfruttarli riuscendo ad unire il buon gusto e la ricerca sonora, ma riuscendo a dosare il tutto in modo da rendere il disco accessibile anche a chi di stoner non è pratico.

I pezzi sono tutti ben riusciti e di grande impatto, a partire dall'omonima Dopes To Infinity, "drogarsi all'infinito" piu o meno, ed il succo è sostanzialmente quello. Il riff è metallico quanto basta per essere graffiante e memorabile, con un ottimo lavoro di squadra del gruppo, chiaramente di influenze Sabbathiane, mentre la seconda traccia, Negasonic Teenage Warhead strizza gli occhi allo space rock, esplorando angoli di musica fin ora lasciati nell'ombra.

Anche il quarto pezzo, All Friends and Kingdome Come, ha una sonorità maggiormente psichedelica/orientaleggiante, ma i ritmi piu pesanti ritornano nel pezzo successivo, un heavy/space eccentrico ed affascinante, un autentico mantra stoner, ben definito ed ossessivo, nella tradizione stoner.

In Blow 'em Off, Dave ci regala invece un ottima dimostrazione acustica, una cavalcata da autostrada irrinunciabile, un aspetto dello stoner rock che troppo spesso viene lasciato da parte, il suo lato piu acustico, riallacciandosi alle radici su cui poggia, dominato, anche in quest'aspetto, dall'immortale Space Cadet dei Kyuss.

Il disco procede con cambi di lento, veloce, un tira e molla ipnotico, prendendo occasionalmente qualche manovra piu ecentrica, ed andando piu vicini ai cugini grunge, ma senza mai raggiungere livelli di sperimentazione eccessivi.

Pezzi come King of Mars e Dead Christmas rimangono ancora oggi dei veri e propri classici del genere e del gruppo, mostrando una vasta vena compositiva, con episodi piu psichedelici, Theme From Masterburner, e la conclusione in grande stile con Vertigo, inquietante e visionaria, e con l'obbliga, ghost track finale.

L'unica pecca che rimane dopo l'ascolto del disco, è una sensazione di studio nei confronti dei brani, che non trasmette la stessa spontaneità di altri pilastri stoner. Forse per questo, il disco, ed il gruppo in se, risultano meno quotati ed apprezzati nell'ambito puramente stoner.



Nonostante ciò, rimane un album che non può assolutamente mancare a chi si interessa del genere, e presenta spunti e livelli artistici, che ancora non sono stati eguagliati.

lunedì 21 marzo 2011

Queen - Jazz


L'album "Jazz" del grandissimo gruppo britannico è forse uno degli album più sottovalutati nella storia del Rock. Un peccato, perchè pur non essendo uno dei migliori lavori dei Queen, è sicuramente quello che tende di più all'Hard Rock. Quando uscì (1978) venne molto accusato dalla critica di essere un album volgare, commerciale e persino "fascista". Tutte stupidaggini: i Queen semplicemente in questo album hanno giocato moltissimo sull'autoironia per sminuire tutti i "miti" del rock, creando un album discreto e piacevole.


La copertina riprende un murales visto dal gruppo sul muro di Berlino. Evidentemente i quattro furono molto colpiti da esso, tanto da ritenerlo meritevole della copertina.

Ma parliamo dei brani.

-La prima traccia, Mustapha, è un brano in tre diverse lingue, con sonorità hard rock alternate ad atmosfere orientali. Un brano molto originale, in cui Brian May suona in maniera ottimale.

-Dopo Mustapha, troviamo Fat Bottomed Girls, uno dei singoli estratti dall'album. Testo strano e se vogliamo banale (una canzone sulle ragazze col sedere grosso quanto può essere seria?), ma canzone ottima nell'insieme, una sorta di marcia rock.

-L'album continua con Jealousy, una ballata lenta, tipica dei Queen. Molto probabilmente una delle migliori ballate del gruppo.

-Arriviamo poi a Bycicle Race. Ci furono due video musicali di questa canzone, uno dei quali censurato, mentre l'altro venne comunque fortemente criticato per la presenza di donne nude che gareggiano in una gara di biciclette. E' forse a causa di questo pezzo "scandaloso" se l'album venne criticato aspramente (non solo per il video, ma anche per il testo: "Tu dici coca, io dico ina" eccetera), ma è nettamente un pezzo degno dei migliori Queen.

-Giungiamo dunque a If You Can't Beat Them, del bassista John Deacon. Pezzo spensierato ma rock al punto giusto, si fa ascoltare piuttosto piacevolmente.

-Passiamo ora a Let Me Entertrain You, una delle canzoni più trascinanti dei Queen e del panorama rock. Nei Live Freddie dava il meglio di se su questo pezzo. In assoluto un grandissimo brano che tutti dovrebbero conoscere.

-E ancora, Dead On Time, pezzo scritto da May (e si sente!). Pezzo veloce, May va a tutta birra, come anche Freddie, con un cantato rapido e frenetico. Altro pezzo stupendo.

-Ancora un pezzo di Deacon ci attende, In Only Seven Days, un brano lento e di poco spessore se comparato coi pezzi più rockeggianti dell'album. Comunque, un buon brano, che crea un bel feeling.

-Ed eccoci all'unico brano con parvenze Jazz dell'album: Dreamer's Ball. Un brano semplice, spensierato, che si discosta dai precedenti. Un brano che nell'insieme funziona e piace.

-Ma Roger Taylor aveva avvisato: nei Queen ci dovrà essere anche della disco music. Ed è con questo pezzo, Fun It, che si fa sentire. Per quanto possa sembrare, questo brano cantato da Freddie e Roger, funziona. Anche se si è dei puristi del rock, è innegabile che sia un ottimo pezzo, per quanto adatto anche alla massa di ascoltatori "commerciali". Se tutta la disco music fosse stata così...

-Continuiamo con un altro pezzo lento, Leaving Home Ain't Easy. Musicalmente non è niente di più dei pezzi soft analizzati prima, ma è probabilmente il più importante a livello di tematica: il brano parla infatti di quanto sia difficile lasciare la propria casa quando non si ha altra scelta.

-Arriviamo quindi al pezzo più famoso estratto da questo album: Don't Stop Me Now. Tipico esempio di Rock 'n' Roll melodico, dove Freddie dimostra tutta la sua bravura. Pezzo impossibile da odiare (anche se c'è da dire che l'orda di pseudo-fan dei Queen, che conoscono giusto tre pezzi, mette a dura prova i veri fan).

-E' con tristezza che devo scrivere che l'album si chiude in maniera orrenda. Vi è infatti un altro brano, No More Of That Jazz, che altro non è che un brano simil hard rock composto da Taylor, in cui vengono poi ripresi pezzi dagli altri brani dell'album. Decisamente di cattivo gusto, specie se pensiamo che l'album non era affatto scarno di brani, anzi.

Per concludere, Jazz venne subito accantonato da quasi tutti a causa delle critiche, ma analizzandolo attentamente ci possiamo accorgere che è un ottimo lavoro della band britannica, e possiamo affermare in tutta tranquillità che chiuse lo splendido periodo anni 70 dei Queen, che ritroveremo poi negli anni 80 con l'album The Game.

sabato 19 marzo 2011

Plagi?

Salve a tutti!
Sono il nuovo collaboratore del blog, Innuendo94. Come primo "articolo" vi voglio proporre alcuni dubbi che si sono insinuati in me, ascoltando alcuni brani (rock e non) e vedendo alcuni video. Ho trovato delle somiglianze piuttosto strane. E' pur sempre vero, come si dice nel Blues, che "Le note sono 7", ma possibile trovare canzoni con riff identici o quasi?
Ecco qualche esempio.

-Il primo dubbio riguarda un pezzo degli Humble Pie, "I don't need no doctor" (che in realtà è una cover di una canzone del grandissimo Ray Charles), e uno degli Airbourne, "Diamonds In The Rough". Già dai primi secondi possiamo accorgerci che le due canzoni sono molto simili (oserei dire identiche).

-Il secondo dubbio, invece, ci porta ai grandissimi Pink Floyd. Infatti, l'intro di "Let There Be More Light" assomiglia tantissimo all'inizio di "Taste In Men" dei Placebo.

-Altro dubbio: "If I could fly" di Joe Satriani e la famosissima canzone dei Coldplay "Viva la vida". Qua comunque la somiglianza è meno marcata.

-Continuiamo con un brano degli Offspring, "Pretty Fly". Questo brano probabilmente è piaciuto molto a Vasco Rossi, basta sentire il suo pezzo "Cosa Vuoi Da Me".
Offspring (dal 20esimo secondo): http://www.youtube.com/watch?v=Bi5sbj3JhLk

-Adesso scoppierete a ridere molto probabilmente. Un pezzo dei famosi Alter Bridge, "Coming Home", è molto simile a "Non Ti Scordar Mai Di Me" di Giusy Ferreri.
Alter Bridge (terzo minuto) : http://www.youtube.com/watch?v=l_p6y0V7X10

-E ora, un tuffo nella musica Italiana. Chi non conosce "Hanno Ucciso l'uomo ragno" degli 883? Beh, sentite un po' "Love At First" di Joe Yellow.

-Siamo quasi alla fine dell'elenco, e tocca ai Guns n' Roses, con "Sweet Child O' Mine", e Ligabue, con "Happy Hour". Somiglianza che si sente subito.

-Per finire in bellezza, un "plagio" a CATENA! "Forever Free" degli Stratovarius sarebbe stato, infatti, ripreso più e più volte da diversi artisti! Ecco i link:
Peter Punk (dal primo minuto): http://www.youtube.com/watch?v=dI8ihBo7uBQ
As I Lay Dying (dal primo secondo): http://www.youtube.com/watch?v=y1jE5mTTu64
Sum 41 (dal primo secondo): http://www.youtube.com/watch?v=e4dyIMhG4J4

A voi le conclusioni. Non accuso nessun artista, ma è innegabile che queste canzoni si somiglino un po' troppo fra loro.

Al prossimo articolo,
Innuendo94

Queens Of The Stone Age - Lullabies To Paralyze



Un gruppo anomalo quello dei QOTSA. Ma d'altronde, cosa ci si può aspettare da un leader anomalo come Josh Homme?


Il buon Joshua è stato piu volte nominato all'interno di questo sito, essendo il chitarrista e membro fondatore dei Kyuss, il gruppo leggendare della Palm Desert Scene, e piu in generale, i pionieri indiscussi dello Stoner Rock.

Josh formò i QOTSA pochi anni dopo la fine del "gruppo del deserto", nel 1997, dopo due anni di quasi inattività artistica, suonando come chitarrista ritmico per gli Screaming Trees, gruppo grunge dello stato di Washington, che però poco aveva in comune con lo straordinario genio compositivo di Homme, e che perciò portò alla sua inevitabile dipartita, ma che tutto sommato, fece conoscere al chitarrista il cantante/chitarrista/bassista Mark Lanegan, che piu avanti lo avrebbe affiancato in vari dischi dei QOTSA.

Con la formazione del gruppo, Homme iniziò subito un andamento molto jammato nella creazione dei pezzi e della band, avvalendosi spesso di collaboratori di alto calibro, e senza quasi mai mantenere una formazione standard, un po come succedeva con le Desert Sessions, ma in modo piu compattato.

Laddove le Desert Sessions sono jam stoner/alternative con richiami psichedelici e create sul momento, i dischi dei QOTSA hanno una gestazione piu raffinata e con sonorità che spaziano piu apertamente nei generi.

Con i QOTSA, Josh trovò finalmente il giusto riscontro e successo di pubblico e critica che non ebbe (almeno non abbastanza) con i Kyuss, abbandonando però, quel suono di stoner desertico che tanto ha fatto innamorare i fan da lasciarli ancora li ad aspettare un rientro di Homme nella nave madre californiana.

Lullabies To Paralyze è il quarto disco della band, uscito nel 2005 dopo la dipartita di Nick Olivieri, e vede la partecipazione di Billy Gibbons, chitarrista degli ZZ Top.

I brani presenti in questo disco spaziano nei generi piu spaziali sperimentati da Homme, e spiccano alcuni pezzi come Someone's In the Wolf, apocalittica e metallica, In My Head, pezzi spaziali e con grandi echi stoner, riproposte delle Desert Sessions, come Like A Drug, e sarebbe praticamente impossibile cercare di identificare l'album con una semplice etichetta discografica.


Un simile calderone magico non può che essere raccontato attraverso i suoi ingredienti, e assaporato con un buon contorno di mescalina. Troviamo tracce di Grunge, Heavy Metal, Alternative Rock e Stoner, senza uno piu dell'altro, e senza che l'uno possa stare senza l'altro.


Un autentica dimostrazione di grandezza della band, seppur minore rispetto al precedente Songs for The Deaf, non manca di lanciare ancora di piu i QOTSA nell'olimpo del rock moderno.


Se vi sono piaciuti i Kyuss, troverete sicuramente tanta divertimento dall'ascolto di questo disco, senza che però vi aspettiate un Blues For The Red Sun dei 2000.
Se invece non vi sono piaciuti i Kyuss, fatevi e andate a riascoltarli.

martedì 8 marzo 2011

Jimi Hendrix

Su Hendrix si è detto e speculato a piu non posso, perciò era inevitabile ricordarlo anche qui, vista la sua importanza musicale, che, definire monumentale, è dir poco
Originario di Seattle, Jimi iniziò presto ad interessarsi di musica, ascoltando dischi R&B e suonando la chitarra quando ne aveva occasione a casa dei suoi amici, iniziando verso la fine degli anni '50, e proprio durante il servizio militare che prestò nei primi anni sessanta, conobbe quello che in seguito diverrà suo compagno di gruppo, Billy Cox.



Nei primi del decennio, Jimi si fece velocemente conoscere come musicista di grande talento, sviluppando uno stile unico e rivoluzionario, capovolgendo (non me ne vogliate per il doppiosenso) letteralmente l'approccio verso la chitarra elettrica, sperimentando dal blues al jazz, suonando in un gran numero di complessi, lasciandoli sempre una volta considerati "esauriti" .



La svolta avvenne nel 1966, quando Jimi fu scoperto dalla moglie di Keith Richards, Linda, e da li iniziò la scalata al successo commerciale e di pubblico, che portarono Hendrix a girare per Londra, conoscere personalità di spicco come gli Who o Jeff Beck ed Eric Clapton, ed a fondare la Jimi Hendrix Experience, con il bassista Noel Redding ed il batterista Mitch Mitchell.



Subito il gruppo pubblicò l'esordio con Are You Experienced? , un capolavoro di chitarra elettrica, per l'anno di uscita, vera e propria rivoluzione sonora, dove la psichedelia visionaria e blueseggiante di Jimi si unica alla sua voce ed alla grande prestazione della parte ritmica.

pezzi come Purple Haze, Third Stone From the Sun, Red House e Foxey lady sono a tutt'oggi, non solo alcuni delle migliori testimonianze del chitarrista di Seattle, ma anche alcuni dei migliori pezzi per chitarra mai scritti in assoluto.

La potenza di Hendrix ebbe modo di esser saggiata sul palco del Monterey Pop Festival, dove la stratocaster incontrò lo wah wah ed il feedback hendrixiano sconvolsero completamente il giovane pubblico americano, insieme alla spettacolare distruzione della chitarra, in un orgia di delirio che in pochi hanno saputo eguagliare.

La carriera di Hendrix, senza andare troppo nel dettaglio, visto che tutti conosciamo l'epopea del Re della chitarra, andò avanti facendo terra bruciata di ciò che si lasciava alle spalle, e nessuno rimase inattaccato dalla fenomenale abilità e rivoluzione musicale di Jimi, che sfornò capisaldi del rock come Axis: Bold As Love, Electric Ladyland, poi lo sfaldamento con l'Experience e la formazione della Band Of Gypsys, con la quale ritrovò l'amico Billy Cox e suonò a Woodstock nell'estate del 1969, e pubblicò il disco omonimo, e di disco in disco, il suono di Jimi cambiò, si fece piu raffinato, piu "nero", fino ad arrivare ad un funk rock d'avanguardia, ma purtroppo, le sue cattive abitudini ebbero la meglio nel 1970, quando Jimi morì, a pochi giorni dal festival dell'isola di Wight, in circostanze tuttora misteriose.

Ciò che ci rimane, è un eredità illimitata di chitarristi che, seguendo il suo esempio, ripresero la strada da dove l'aveva lasciata, ma nessuno è riuscito ad eguagliare veramente la sua grandezza e la sua ecletticità, in grado di dominare con facilità tutti gli stili in cui si cimentò, e risultando ad oggi, l'unico chitarrista che non è stato "vittima" della tecnica, che si è dovuto piegare ad essa, ed è invece stato lui a piegare tutto il resto al suo volere ed alla sua genialità, creando un suono unico, avanti ancora oggi anni luce, e che ha avuto influenze praticamente su qualunque stile musicale presente fino ad oggi.



Sicuramente, se ne avesse avuto modo, Jimi avrebbe portato avanti la musica a livelli che non possiamo nemmeno immaginarci, e chissà quanto avrebbe anticipato e quant avrebbe inventato, avrebbe allargato la frontiera musicale, ma quel che ci ha lasciato è stato il desiderio e l'insegnamento di osare, osare il piu possibile, e di non fermarsi mai piu del necessario.


Se non lo conoscete (ma ci credo poco), probabilmente il miglior modo per cominciare ad apprezzare il Dio della chitarra elettrica, è ascoltare Electric Ladyland, forse non il suo disco migliore, ma essendo il mio preferito tento la sorte proponendovelo comunque, oltre a procurarvi quante piu testimonianze live vi è possibile, in particolare, eccelse sono i live di Monterey e Woodstock.