
Classico disco della scena Acid Rock degli anni '60 per la band di San Diego Iron Butterfly. Celebrado e idolato piu di quanto meritasse, questo disco è stato il piu grande successo dell'Atlantic Records prima dell'avvento del dirigibile Zeppelin (Led Zeppelin).
Il titolo, che dà nome all'ultimo pezzo del disco, è una storpiatura da alcolici ad opera del cantante e polistrumentalista Doug Ingle, della frase "In The Garden Of Eden".
L'apertura è della simpatica Most Anyting you Want, pezzo di classica psichedelia anni sessanta della Bay Area californiana. Sicuramente ascoltata sotto effetto di droghe pesanti fà un altro effetto.
A seguirla, Flowers and Beads, tranquillo pezzo dominato dalla voce e dall'organo di Doug, che esprime atmosfere che sembrano uscite da una chiesa, con tanto di cori angelici.
Il terzo pezzo risplende già di piu sugli altri, My Mirage, altra storpiatura psichdelica, con chitarre acidissime, e con un organo meglio calibrato, in questa traccia, Ingle riesce a creare un armonia migliore tra la voce e il suo strumento, dando suggestività e affascinando.
Termination sembra invece una classica hit pop da trasmettere in due minuti da una stazione radio o TV, inacidita e migliorata dalle melodie dei Butterfly. Un buon pezzo, ma nulla di piu.
Are you Happy presenta già di piu un miglioramento delle composizioni, ma senza sprecarsi piu di tanto. La ricetta rimane quella dei precedenti singoli, ma di sicuro, gli iron Butterfly non ci sono stati piu di tanto nel registrarla.
Ma finalmente, quando ci sembra di aver sprecato i soldi, ecco arrivare In A Gadda da Vita, coi suoi 17 minuti di follia psichedelica.
Nell'introduzione il pezzo sembra un normalissimo pezzo acido come lo erano gli altri, seppure con una chitarra piu presente e meglio composta, ma subito dopo si parte con una lunga serie di assoli liberi, che sembrano li lamento sofferente di qualche animale piombato da un angolo remoto di qualche satellite di Saturno.
Si arriva poi ad un lungo intermezzo di tamburi, suggestivi ed ipnotici, lenti e ben scanditi, costantemente martellanti, che d'un tratto entrano in duetto con le tastiere, affascinanti e terrificanti, ci regalano forse il pezzo migliore della canzone, e sono sicuro che sotto LSD le sorprese non sarebbero pocheriascoltando il pezzo.
Ed ecco che lentamente, tastiere e tamburi si fanno piu frenetici, affiancati da basso e chitarra, piombando nuovamente nella parte iniziale della canzone, riprendendo In a Gadda Da vida.....
, fino ad arrivare alla fine della canzone, in un ultimo sussurante pezzo di organi.
Insomma, disco nella media, nulla di cosi importante come viene spesso suggerito dalla critica mondiale, ma che per il valore della title track riacquista qualche punto. In conclusione, se non trovate di meglio, ascoltatevelo e godetevelo finchè potete.
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